MESSINA –  Tumore al seno. La Regione stoppa gli interventi di chirurgia della mammella al Policlinico tra la rabbia e la protesta di chi lotta contro il cancro.

MESSINA –  Tumore al seno. La Regione stoppa gli interventi di chirurgia della mammella al Policlinico tra la rabbia e la protesta di chi lotta contro il cancro.

Dallo scorso 24 novembre, presso il Policlinico di Messina non vengono più eseguiti gli interventi di chirurgia della mammella. Questo perché l’UO di Senologia dell’Azienda Universitaria G. Martino non fa parte della Rete dei centri regionali  chiamati anche Breast Unit.

Il Policlinico, su decisione dell’ Assessorato regionale alla Salute, è infatti rimasto fuori – dopo una serie di contestazioni mosse alla struttura – dalla rete che , invece, ha annoverato :  quattro centri a Palermo (Policlinico, Civico, Villa Sofia e La Maddalena); 5 a Catania (il Garibaldi, il Cannizzaro, il Policlinico, il centro Humanitas e lo IOM); altri centri nelle restanti province e  solo due in quella di Messina ( il Papardo a cui si aggiunge il San Vincenzo a Taormina).

Al di là dei parametri di valutazione , dell’indirizzo sanitario ( e politico)  e delle responsabilità attribuibili alle parti in causa che hanno portato a tale decisione , l’unico dato certo , in tutta questa situazione, è che a farne le spese sono in primo luogo le decine di donne , dell’intera provincia messinese , malate di tumore che adesso  pagano a caro prezzo lo stop agli interventi contro le neoplasie alla mammella.

Donne che per farsi operare dovranno , pertanto, spostarsi negli altri centri nei quali si vedranno costrette a iniziare nuovamente – e daccapo –  tutta la fase diagnostica, perdendo , in tal modo, quel tempo prezioso che , in taluni casi, diviene persino vitale.

Comprensibile e condivisibile l’indignazione ed il senso di sconforto che sta vivendo sulla propria pelle chi sta lottando contro questa neoplasia , familiari compresi ;   chi , già in lista d’attesa al Policlinico, si è visto cancellare l’operazione  subendo anche l’ ulteriore, e non trascurabile , danno psicologico causato proprio  dall’ interruzione del rapporto , non solo professionale ma anche umano, che dopo mesi si crea tra medico – paziente e anche  con tutti gli altri operatori sanitari.

Da aggiungere nella lista dei “danni” che tale situazione comporta, anche il depauperamento  della  funzione formativa universitaria negata, in tal modo, ai numerosi  specializzandi, medici e infermieri che non avranno più la possibilità di studiare sul campo questo tipo di operazioni ( il Policlinico è sede di due corsi di laurea in medicina e di numerosi corsi di laurea in professioni sanitarie).

Diverse le proteste ed i commenti postati sui social alla notizia dello stop, accompagnati anche da una petizione lanciata, da qualche giorno, proprio per salvare la Breast Unit del Policlinico.

Tanti gli interrogativi  e le riflessioni che ruotano dietro questa faccenda che, senza timore di smentita,  ha causato i maggiori disagi ad una categoria già fragile per la sua stessa condizione di salute e verso la quale sembrerebbe essere mancato – come troppo spesso accade – quel sacrosanto riguardo e quella solidarietà.

 Le proposte? A più voci si sta chiedendo – ad esempio –  alla sanità regionale di far operare  il Policlinico attraverso una deroga, ovviamente nel rispetto del PDTA senologico, sotto monitoraggio, così come si sta facendo per altri 14 centri siciliani facenti parte della rete breast unit senologica.

Questo affinché si possano riaprire le sale operatorie e si ridia speranza alle pazienti ed alle loro famiglie, esistenze  già duramente provate dal gravoso percorso intrapreso per sconfiggere la malattia.

La Regione non può restare sorda davanti alle esigenze del territorio e della formazione. Tutte le forze politiche, i Distretti sanitari e le istituzioni, ognuno per la propria competenza,  dovrebbero unirsi – lasciando da parte le logiche politiche o di spartizione – mettendo in primo piano solo ed esclusivamente la salute del cittadino e l’accesso alle cure.

In una società che si voglia definire civile, la sanità pubblica dovrebbe garantire, sopra ogni cosa, tale diritto fondamentale.

Diritto alla salute – sancito peraltro dalla nostra Costituzione – che spesso, troppo spesso, viene colpevolmente violato a discapito , in questo caso, di giovani madri, figlie, nonne che stanno combattendo, con le unghie e con i denti, la loro battaglia . Quella per la vita, la piu imporante.

Sara Gaglio

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