SAN PIERO PATTI –  Al via il Censimento Amianto. Un passo avanti anche per la bonifica dell’ex Porcilaia?

SAN PIERO PATTI –  Al via il Censimento Amianto. Un passo avanti anche per la bonifica dell’ex Porcilaia?

E’ stata emessa ieri,19 febbraio, una diffida a firma del primo cittadino di San Piero Patti,  Ornella Trovato, e del Responsabile dell’Ufficio Protezione Civile, Arch. Giacomo Furnari, in materia di “Tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto”.

“Tutti i soggetti pubblici e privati, proprietari e/o amministratori di edifici, impianti, siti, luoghi, mezzi di trasporto, manufatti, materiali e/o prodotti  nei quali vi è la presenza di amianto, libero o in matrice friabile, nonché tutti i titolari o legali rappresentanti di unità produttive, hanno l’obbligo di comunicare – entro 15 giorni dalla data di pubblicazione della  diffida – la presenza di amianto, ai fini della stesura del Piano Comunale Amianto ( sinora non stilato dall’Amministrazione  Trovato, ndr) . A titolo esemplificativo ma non esaustivo, si elencano alcuni prodotti o manufatti contenente amianto: coperture con lastre in eternit; serbatoi idrici in eternit; canne fumarie; rivestimenti; etc.”

In sostanza, si sta cercando di compiere un primo passo verso la protezione, decontaminazione, lo smaltimento e la bonifica dell’ambiente mediante la stesura di un censimento,  previsto dai Piani regionali, di tutti quei siti nei quali siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto, con priorità per gli edifici pubblici, per i locali aperti al pubblico o di utilizzazione collettiva e per i blocchi di appartamenti. In conformità alla legge n.257/1992 “ Norme relative alla cessazione dell’amianto”, le ASP devono effettuare le analisi del rivestimento dei suddetti edifici, avvalendosi anche del personale delle Agenzie delle Entrate e degli Enti locali. Il censimento dei siti con presenza di amianto è indispensabile affichè vengano eseguite le dovute analisi da parte degli organismi all’uopo preposti.

Si tratta di un primo step  conoscitivo  – necessario quanto purtroppo in netto e dannoso  ritardo – sulla diffusione dell’amianto nel territorio comunale , al fine di eliminare i potenziali fenomeni di dispersione di fibre nocive per la salute pubblica. Pertanto, tutti i soggetti sopraelencati potranno scaricare l’apposita scheda di auto notifica circa l’eventuale presenza di amianto dal sito del Comune di San Piero Patti o ritirarlo presso l’Ufficio Tecnico Comunale dove verranno forniti  ulteriori  chiarimenti  in merito. Una copia del modello verrà trasmesso, a cura del Comune , all’ARPA di Messina. La segnalazione di presenza di amianto – la cui inosservanza sarà sanzionata – oltre ad essere un “ dovere morale  e civile, come riportato  in diffida, rappresenta un’opportunità per il Comune di San Piero Patti che, a seguito  di un corretto  censimento, potrà ottenere risorse per la rimozione e la bonifica dei siti segnalati interessati dell’amianto”.

Parlare di amianto, per chi vive o ha conoscenza del paese di San Piero Patti, equivale a parlare inevitabilmente e soprattutto dell’opera incompiuta per eccellenza: il fantomatico  Centro Agroalimentare che svetta e deturpa la verde contrada Sardella.

Progettata nel lontano 1986 dall’Area Sviluppo Industriale Messina  ( oggi IRSAP ) e finanziata dal CIPE (per quasi 40 miliardi delle vecchie lire, cifra mai spesa in toto), nella comunemente definita “Porcilaia” sarebbe dovuta sorgere una filiera alimentare – allevamento, macellazione e trasformazione delle carni suine ed ovine – costituita da circa 32.000 mq di capannoni distribuiti su una superficie di  22 ettari di terreno che avrebbero dovuto ospitare 20.0000 animali. L’idea originaria era quella di coniugare la zootecnia con l’industria alimentare e, da qui, dar vita ad una straordinaria occasione occupazionale per l’intero territorio nebroideo. In realtà il progetto, dopo la sua inaugurazione, si bloccò quasi sul nascere a causa di contenziosi con i proprietari dei terreni espropriati  ( ancora aperti in qualche caso) e le ditte appaltanti, per poi essere completamente abbandonato nel 1995 dall’A.S.I.

Lo spettrale insediamento è da sempre comunque rimasto allo stato della costruzione di semplici  muri e coperture diventati, dopo 30 anni di abbandono, ricettacolo di animali randagi e deposito di rifiuti di ogni genere. In uno di questi scheletri di cemento – sforniti di porte- a suo tempo furono anche montati macchinari costosi oramai scomparsi o inutilizzabili, ovviamente. Per non parlare della “bomba ecologica “ che questo stesso monumento allo spreco costituisce per tutta la comunità locale: le coperture dei capannoni furono infatti realizzate con lastre di Eternit.

Quanto amianto, contenuto in queste coperture lasciate alla rovina ed usurate dal tempo, viene costantemente respirato dalla comunità sampietrina? Vi è un’ incidenza ed una correlazione reale tra l’incremento delle morti per malattie respiratorie e la presenza di polveri di amianto? Senza creare allarmismi o sentenziare in merito, occorrerebbe a prescindere un’azione decisa di bonifica del luogo una volta per tutte.

Da tempo immemore, la politica ed i vari Enti responsabili ad ogni livello promettono– senza mai mantenere – possibili riconversioni e bonifiche di un sito il cui stato altamente  degradato e, quindi, nocivo per la salute dell’uomo continua tristemente  ad essere sotto gli occhi di tutti. Il censimento in atto potrebbe rappresentare, forse, l’inizio di questa nuova fase sempre e solo se questo non rimanga una mera catalogazione di orrori  – non dimentichiamo i molti altri presenti sui tetti ed i balconi delle abitazioni private ed edifici  pubblici locali -che continueranno a giacere, deturpare ed inquinare il nostro habitat e minare il nostro benessere .

Sara Gaglio

 

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