DIARIO NOTTURNO – SAN PIERO PAESE OSPIZIO? GIÀ QUASI CI SIAMO ( di Diego Sergio Anza’)

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Io continuo a dannarmi. Non riesco a capire quali differenze ci siano tra il nostro paese e gli altri con le stesse caratteristiche paesaggistiche, culturali e di potenziale economico. Eppure in altri centri si è riusciti a rivitalizzare il tessuto sociale e ad avviare un processo di sviluppo magari lento ma costante. San Piero, tranne qualche meritoria iniziativa del Volontariato, vive una stagione mesta e di rassegnazione. Sta diventando un paese–ospizio, con una sorta di generalizzata cupio dissolvi. Se escludiamo i soliti pochi aficionados delle panchine pubbliche, le strade sono vuote, i locali pubblici quasi ed anche la voce del vecchio campanile sembra essersi intristita.
Eppure non ci mancherebbe nulla per rilucidare questo vetro opaco e deformante.
Lo ripeterò fino alla noia. Abbiamo uno dei panorami più belli della Sicilia, abbiamo monumenti e luoghi storici straordinari, abbiamo tradizioni millenarie, abbiamo un artigianato di grande qualità, abbiamo prodotti agricoli, dolciari e panari unici ed irripetibili. Altro che paese–ospizio. Potrebbe diventare un paese—albergo famoso, ricco e con grandi capacità occupazionali.
Che cosa non abbiamo allora? Non abbiamo un impulso istituzionale e soprattutto la voglia collettiva di uscire dall’inerzia individualistica e di approdare sul terreno del fare insieme. Il tutto complicato dalla mancanza di centri di aggregazione sociale. Non c’è un teatro, non c’è un cinema, non ci sono impianti sportivi. Tempo fa avevo suggerito di pensare ad un progetto per la costruzione di una piscina comunale coperta, struttura che manca in tutto il comprensorio. Un’occasione per attirare a San Piero giovani e meno giovani di tutti i centri vicini. Niente di niente. Manca un progetto strategico di sviluppo a breve, medio e lungo termine. Così prosegue l’inutile e frustrante cullura giornaliera e.. le spalle che sorreggono porte e muri. Un giro a vuoto e soste di chiacchiericcio.
Proprio non riesco a capire perché un corpo così splendido debba restare muto e chiuso dentro il burqa dell’ignavia.
Ieri mi sono davvero incazzato. Una mia amica mi ha raccontato di aver trascorso il week end a Zafferana Etnea, un paese del Parco dell’Etna, di fatto molto simile al nostro. Stessa altitudine, strada tortuosa per arrivarci, natura quasi incontaminata, prodotti della tradizione.
Le ho chiesto: che c’è di così speciale a Zafferana per riempirla, ogni fine settimana, di migliaia di persone? Mi ha risposto: ci sono decine di appuntamenti fissi per residenti e turisti. Per ora, ad esempio, l’Ottobrata, con fiere, sagre e spettacoli. Il paese pullula di gente, i ristoranti, i bar e gli alberghi sono stracolmi. L’economia da anni è in piena espansione. Le persone non ne possono più delle città, cercano rifugio tra l’aria pura ed i cibi genuini.
Zafferana, come tanti altri paesi (Montalbano docet), non ha fatto altro che che inventarsi l’ “industria della buona vita”. Offrendo i suoi prodotti a chi vive nel caos e nell’alienazione.
Questa “industria” perché non è possibile metterla in piedi a San Piero?
Io non so darmi risposte convincenti. Se qualcuno dei miei compaesani può sospendere a cullura e darmi una spiegazione, gliene sarei molto grato.
Ah, dimenticavo: si avvicinano sempre di più le elezioni amministrative. Non vedo iniziative, non vedo nuove leve impegnate a coinvolgere i sampiroti in una discussione sul futuro del nostro paese. So di qualche “segreta” riunione e di probabili candidati paleolitici. Come prima, più di prima. Forse sta proprio in questo il motivo dell’ormai imminente e quasi ineludibile nascita di San Piero, paese–ospizio.
Una sola cosa io so di sicuro: che nell’abbraccio magico delle nostre colline, l’aria è buona alle labbra, sa di pane fresco, di orto e di ginestre.
Meritiamo questo abbraccio?

 

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Diego Sergio Anza’

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