PATTI – Tragedia del 2007 all’Agriturismo “Il Rifugio del Falco”di contrada Rocche Litto, il Tribunale di Patti emette sentenza

PATTI – Tragedia del 2007 all’Agriturismo “Il Rifugio del Falco”di contrada Rocche Litto, il Tribunale di Patti emette sentenza

Dopo otto anni dalla tragedia consumatasi all’Agriturismo “Il Rifugio del Falco”di contrada Rocche Litto, dove il fuoco spezzò orribilmente la vita di sei persone, bruciate dalle spaventose fiamme del 22 agosto 2007, si cerca ancora di trovare la verità.

Il tribunale di Patti (Presidente Maria Pina Lazzara, a latere Ugo Domenico Molina e Ines Rigoli), infatti, ha emesso, dopo quasi otto ore di camera di consiglio, il primo verdetto con cui ha condannato, alla pena di cinque anni e sei mesi il pastore Mariano La Mancusa, difeso dagli avvocati Nino Todaro e Tommaso Calderone,accusato di incendio doloso, con l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente interdetto per tutta la durata della pena.

Lo stesso è stato, altresì, condannato al risarcimento dei danni subiti da Lega Ambiente – Comitato Regionale Siciliano, da liquidarsi in separata sede, nonché al pagamento delle spese processuali dalla stessa sostenute che si liquidano in complessivi 1.500 euro, oltre spese generali, Iva e Cassa di previdenza e assistenza come per legge, mentre ha rigettato la domanda di risarcimento danni avanzata dalle altre parti civili.

Il tribunale ha, invece, assolto con la formula più ampia, dai reati rispettivamente ascritti, perché il fatto non sussiste, gli agenti del Corpo forestale, difesi dall’avvocato Carmelo Vinci. Antonino Carro Giuseppe Giordano e Gaetano Galletta accusati di falso, il primo e di omissioni in atti di ufficio gli altri. “Il Collegio giudicante – ha commentato l’avvocato Vinci – ha accolto pienamente la tesi difensiva, sostenuta sin dal primo momento che era quella dell’assoluta insussistenza, attraverso riscontri inconfutabili, come la segnalazione fatta in mattinata alla Prefettura, delle accuse che venivano loro addebitate”.

Per quanto riguarda, invece, il principale imputato del processo, l’ingegnere Santi Antonino Anzà, titolare dell’Agriturismo, difeso dall’avvocato Tommaso Autru Ryolo, imputato di omicidio colposo plurimo,lesioni gravi ed inosservanza delle disposizioni di legge riguardanti la prevenzione, la sicurezza e la salute sul posto di lavoro, il tribunale ha disposto la trasmissione degli atti relativi al Pubblico ministero “considerato che, in ordine alla sua posizione, appaiono necessari ai fini della decisione, ulteriori approfondimenti istruttori di natura tecnica sul decorso causale e prevedibilità dell’evento, come da dettagliato quesito che sarà formulato alla prossima udienza”.

Per tali motivi, ha ordinato la separazione della posizione di Anzà, previa formazione di autonomo fascicolo, disponendo procedersi a perizia per gli accertamenti che si specificheranno all’udienza del 24 aprile. Per quella data, il tribunale ha nominato il professore Giovanni Bovio del Politecnico di Torino che dovrà essere presente all’udienza fissata per le 9,30 per il conferimento dell’incarico. Nell’immediatezza del verdetto, i difensori degli imputati si sono astenuti da qualsiasi commento aspettando di conoscere le motivazioni della sentenza.

Restano costituiti parte civile nei confronti del titolare dell’Agriturismo Anzà i familiari delle vittime Matteo Cucinotta-Lucia Natoli, Costantino Cucinotta, Caterina Barberina Maffoli difesi dall’avvocato Eugenio Costa, di Concettina Scaffidi e il Comune di Patti con l’avvocato Francesco Pizzuto, Domenico Miragliotta con l’avvocato Sergio Petralia e l’Inail con l’avvocato Gaetano Sidoti. Ricordiamo che nella precedente udienza, il pubblico ministero, Rosanna Casabona, ha chiesto la condanna di tutti gli imputati: 7 anni per Lamancusa, 4 anni per Anzà, 18 mesi per Carro e un anno ciascuno per Giordano e Galletta.

Nicola Arrigo

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