DIARIO NOTTURNO – VIVA IL PERDENTE! ( di Diego Sergio Anza’)

DIARIO NOTTURNO – VIVA IL PERDENTE! ( di Diego Sergio Anza’)

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Che gran cosa certe volte il Web. Mi imbatto in Pasolini. Non mi piacciono i suoi film, tranne Accattone. Non mi piace certa sua retorica mezza nichilista e neppure quella denuncia “stilizzata” che fatalmente sconfina in autocompiancimento borghese della propria diversità. E non ho condiviso il suo J’accuse contro gli studenti del ’68. C’è spesso in lui un manierismo ideologico irritante se non addirittura crepuscolare. Certe sue fotografie sono però indubbiamente scattate con folgorante intelligenza. Certe sue riflessioni identificano verità inconfutabili.

Mi ritrovo nell’analisi che riporto sotto ed aggiungo la mia, ricorrendo al prezioso sillogismo.
L’elogio del perdente nasce dall’orribile vista del “vincente”, in questa stagione totemizzata e nullificante.
Chi è il grand’uomo? Chi è il “vincente” neomoderno? È un pokemonguerriero che sgomita con la sua smania compulsiva, seguendo ogni traccia, anche quella degli stercorari, purché lo porti all’investitura. Non guarda mai il cielo, segue linee orizzontali. Scansa gli ostacoli del pensiero con arrogante disinvoltura. L’ etica, la dignità, figuriamoci la cultura, valgono meno dei suoi polsini di oro finto. Egli corre, corre, corre.

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Deve arrivare in fretta sulla poltrona dell’azienda, tra i manager più acclamati, davanti alla preziosa scrivania del Supremo ufficio rapporti con le banche, tra gli scanni vellutati della Camera politica, alla festa della Grande bellezza, al taglio del nastro del griffato atelier, al Direttorio del Gran giornale e soprattutto al controllo (duplice orgasmo) del suo pingue conto corrente. Appunto al successo, tutto suo, raggiunto con sacrifici, devozione, enorme lingua, spettacolari genuflessioni e accattivanti orifizi sempre pronti all’uso. Poi di notte da solo, disteso sul suo letto reale, si concede una pausa: guarda ammirato il suo successo e con quell’unico pensiero che riesce ad avere, si addormenta beato tra le braccia del nulla. Pur di arrivare, sul colle della “vittoria”, da perfetto imbecille, non si accorge dello splendore della vallata; anzi distrugge tutto cio’ che gli impedisce di scalare la vetta. Ed è anche pericoloso, soprattutto perché, in tempi di caos fermo e di aquile addormentate, l’idiota vittorioso può diventare (e quasi sempre lo diventa) il deus delle nostre esistenze. Pensate alla sfilata, ieri, dei “vincenti” della nostra governance politica, durante i funerali solenni delle vittime del terremoto. Una galleria di colpevoli facce di bronzo. Pensate ai magistrati pronti ad….indagare contro nessuno e che non si sono mai accorti di una scuola ricostruita con fogli di compensato. Quanti “vincenti” gioiosi e tronfi accovacciati sul punto zero!
E ci sono pure i “vincenti” piccoli, piccoli, piccoli. Ma sempre “vincenti”. Al bar, l’altro giorno, uno di questi mi ha detto: produco vino per divertimento, colleziono barzellette ed ho rilevato una libreria. Cazzarola, uomo di cultura? No, gli serviva un locale in centro per posteggiare la Maserati.
Che faccio, mi dispero? Ma dai, c’è sempre una salvezza. Bevo un bicchierino di grappa con Accattone. Prima che mi mandi a quel paese, voglio fare due chiacchiere con lui.
Quanto mi piacciono i perdenti… di successo!
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Diego Sergio Anzà

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