DIARIO NOTTURNO – U pastacchiu e….amici ( di Diego Sergio Anzà)

DIARIO NOTTURNO  – U pastacchiu e….amici ( di Diego Sergio Anzà)

Ciao nonno, è mai possibile che da 60 anni continui a farmi sobbalzare col tuo vocione tonante? Lo so, sei incazzato. Tutta “colpa” della mia amica Cristina Cartaregia. Nella sua Mailla ha fatto spuntare la foto con te ed il farmacista Busacca. Adesso tu mi rimproveri e minacci di non comprarmi più u conu cedru du Bellumastru. Dici, anzi gridi, che io mi diletto a ricordare i personaggi di San Piero e su di te solo qualche accenno. Vedi che mi hai combinato, cara Cristina? Mi ero così commosso a vedere quella foto ed avevo riposto i ricordi nel cassetto. Cose personali. Ed invece no. Mio nonno Nino Paleologo, u Pastacchiu, un pò vanitoso era in vita, figuriamoci ora….da morto. Afferma, senza ammettere repliche, che lui era il più “importante” personaggio sampiroto e pretende che lo immortali su questo “coso” che non conosce. ” Sei mio nipote, sei un giornalista, scrivi e basta”.

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Siccome sta per dare inizio al suo ricco rosario di maleparole, ubbidisco. Sennò il cono me lo scordo.

Allora vediamo un pò se riesco a farlo contento. Intanto spiego la ‘nciuria: lo chiamavano Pastacchiu perché con la sua corpulenza ed i suoi modi spicci, ricordava un trabordante piatto di pasta supercondita, sfacciata, chiacchierone e presuntuosa. E poi anche perché era un cuoco sopraffino ed ai suoi fornelli non ammetteva presenze…estranee. “Non sapete fare un cazzo, solo il mio sugo di carne è degno della tavola di un re”. Cioè solo della sua tavola.
Lui era così. Pensava che anche il paese fosse la sua sagrestia di pentole, padelle, forchette, cucchiai, coltelli e carboni ardenti. Come i suoi occhi di mandrillo cioè, fin dalla più…tenera età.
U Pastacchiu fiammeggiava per il paese e guai ad incontrare sulla sua strada qualcuno che lo contraddicesse. Turpiloquio fulminante. Peggio se qualche negoziante non aveva gli ingredienti adatti per i suoi piatti. Meglio per il poveretto, nascondersi nel retrobottega. Ma in fondo era un pastacchiu. E come gli spaghetti che si attorcigliano in un’apparente arroganza per poi acquietarsi in una bonaria e generosa offerta, anche mio nonno Nino tuonava, tuonava, ma mai una vera goccia di pioggia bagnò qualcuno. Anzi, un episodio disvela le sue sceneggiate e addolcisce il suo sguardo severo. Durante il periodo fascista, alcuni squadristi indigeni cercavano in tutti i buchi di San Piero, un certo Vincinzinu, gran sovversivo comunista. Dovevano infliggergli una cameratesca punizione. L’amico di Stalin, si aggirava per il paese con un grosso nodo alla gola. U Pastacchiu, fascista della prima ora (ed anche dell’ultima) si accorse del fattaccio e non trovò di meglio che nascondere il rosso Vincinzinu nel suo capiente forno a legna. Spento, ovviamente. Prima l’amicizia e poi la politica.
Il cavaliere Paleologo aveva cadenze temporali precisissime. Viveva un pò di rendita e con una piccola pensione di guerra. Era quindi padrone assoluto dei suoi orari e guai ad infrangerli. Casinaro com’era, ogni mattina, dopo aver predisposto per il lauto pranzo, si dirigeva al Casino di compagnia. Leggeva il giornale e rompeva i coglioni agli altri soci anch’essi in ozio eterno. Soprattutto uno stupidotto, ex grand commis di Stato, era la vittima predestinata. Gli chiedeva: che tempo si prevede? E quello: ma perché non guardi il barometro nella parete? Mio nonno di rimando: perché mi fido di più della tua guallira. L’ex grand commis incassava e….per evitare grandinate, di corsa verso casa.
A mezzogiorno in punto, pronto in tavola. Ogni tanto mi fischiava sotto il balcone della mia casa accanto al Circolo. Vieni a pranzo da me, che da te sicuramente mangi schifezze. Ti raccomando alle 12 in punto. E come potevo permettermi di derogare di un nanosecondo!
Mi avviavo ed il profumo delle cotolette e patate fritte arrivava fino al professor Gorgone che mi supplicava di portarlo con me. Timido, riferivo la richiesta a mio nonno Nino che mi fulminava: Gorgone ha mangiato assieme a quello stronzo di Garibaldi, quindi che vada affanculo.diario_notturno_U_Pastacchiu_e_Amici _003
Fatte fuori cotolette e patatine fritte da dio, il solito rito che riduceva in uno stato di quasi choc, mia nonna Maria Roncato, friulana, delicata maestra di scuola, rapita sul Ponte del Diavolo (poteva essere diversamente!),a Cividale, dal Pastacchiu.
Che succedeva dopo il pranzo? Semplice, mio nonno aveva deciso che doveva iniziarmi ai piaceri della vita (avevo una decina d’anni). Così dopo una tazzina di caffè, estraeva dalla tasca un pacchetto azzurro di Serraglio, tirava fuori l’ovale sigaretta, la spezzava in due, mezza a lui e mezza a me. Che goduria!
Mia nonna: Nino, screanzato, è un bambino.
Voce ancora più tuonante: zitta, ad un uomo che non beve, non fuma e non fotte, non resta che la pistola per spararsi. Mia nonna si ritirava a soffrire in un’altra stanza ed io mi sentivo allievo di un imperatore. E debbo confessare, che dopo alcuni anni ho cercato di onorare al meglio gli insegnamenti du Pastacchiu.
I ricordi sono ancora molti, ma debbo avviarmi alla conclusione. Non posso però non raccontare un episodio simile ad una scena di Sordi-Amarcord. Nei pomeriggi d’estate, il cavaliere mio nonno, si godeva il fresco, insieme con gli altri “nobili”, davanti al loro Casino. Diretti verso a Pagliarola, sfilavano accanto, nella piazza, un asinello, una capra, un uomo ed una donna stravolti dalla fatica, i loro bambini a piedi scalzi. Esseri invisibili, senza storia.

Dal chioschetto vicino alla chiesa, usciva u Fusu col suo cesto pieno di calia e noccioline. Il tentativo di racimolare la cena. A pochi metri dal Pastacchiu, prima lo salutava con un ossequioso vossiabenedica, poi di scatto alzava il pugno sinistro e intonava Bandiera rossa. Non posso ripetere quello che usciva dalle fauci del cavaliere Pastacchiu.
Nonno, adesso sei contento? Ho fatto quello che ho potuto.
Ah, per il resto ti rassicuro: il caffè lo prendo ancora, le sigarette continuo a fumarle e per quell’altra….cosetta, cerco di arrangiarmi. Un bacione.

diego_sergio_anza_loghino_firma_002Diego Sergio Anzà

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