DIARIO NOTTURNO – Il Casino di Compagnia. (di Diego Sergio Anzà)

DIARIO NOTTURNO – Il Casino di Compagnia. (di Diego Sergio Anzà)

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Premetto che sull’argomento di oggi, ho un grosso conflitto d’interessi. Non me ne frega granché. In ogni caso giuro solennemente che esso non influirà sulla narrazione che sto per fare. Lo giuro sulla….testa del Casino di Compagnia. Il “conflitto” si riferisce al fatto che i miei avi, uno in particolare, sono stati tra i principali fondatori, nel 1853, del “cenacolo” di Piazza Gorgone. In realtà, sento questo “conflitto” non tanto con voi, amici lettori, quanto appunto con i miei antenati. Temo che da dove si trovano, mi lanceranno qualche malanova. Vedrete in seguito perché nutro questi timori.

Ed allora veniamo al Casino di compagnia, altrimenti detto Circolo dei civili o Circolo dei nobili. Nelle stanze di questa antica istituzione hanno trovato posto tante vicende della storia di San Piero. E tanti personaggi hanno lasciato le orme della loro esistenza. Vite a volte significative, qualche volta rispettabili, il più delle volte inconsistenti, se non da dimenticare. Certo, succede dappertutto, ma questi illustri signori hanno scritto nell’articolo primo dello Statuto che “fanno parte della classe più elevata del paese” e che si propongono di “efficacemente cooperare per l’elevazione intellettuale, morale ed economica di San Pietro sopra Patti”.

Diario_Notturno_Il_Casinò_di_Compagnia_001Cotanto proposito diede i suoi frutti? Non lo so. Bisognerebbe immergersi in una storiografia che non c’è. Forse per dimenticanza o forse perché non ne valeva la pena. Certo è che quel Circolo era la rappresentazione umana di una classe locale borghese, con l’aggiunta di qualche pretesa nobiliare. Un’appartenenza quindi elitaria e come tale espressione d’interessi di “casta” che non disdegnavano anche dure forme di distinguo sociali. Il contesto storico era quello tra fine Ottocento ed i primi cinque decenni del Novecento. Non si può quindi pretendere da una classe borghese rinchiusa su se stessa, chissà quali grandi impennate progressiste. In Sicilia, in particolare, un arcaico feudalesimo ha tenuto piede almeno fino agli Anni Quaranta, complice il fascismo. E sacche di deleterio parassitismo hanno continuato a persistere. Ed in quelle sacche si sono crogiolati non pochi iscritti a quel Casino sampiroto. Forse l’articolo 1 dell’atto costitutivo era troppo pretenzioso, se non mendace. Ed è meglio quindi ricondurre tutto ad un ambiente più reale, più compatibile, più veritiero. Al Casino di…semplice compagnia. E qui vi propongo qualche mio ricordo. Le stanze principali erano destinate alla lettura dei giornali (non certo l’Unità ), al grande salotto e al gioco del biliardo. Una passerella di ferro portava poi non al resto del Casino, ma al Casinò. Poker e simili a volontà. Per alcuni diventava l’inferno, per altri il paradiso. Interi palazzi sono svaniti su quei tavoli per approdare su tavoli più fortunati. Non lo sapevano, ma Dostoevskij era tra loro.Diario_Notturno_Il_Casinò_di_Compagnia_002

Nella saletta di lettura, la gara dialettica raggiungeva spesso la rissa; si scannavano a male parole per vincere la Palma del più reazionario. Il salone delle poltrone e dei divani splendeva di luci per le feste danzanti. Piano bar ante litteram o giradischi in azione. Era il momento dell’esibizione delle signore, per tutto l’anno escluse dalla presenza in quel nobile luogo. Vincenzo, ossequioso collaboratore, allestiva un buffet di dolci, bevande e liquori, e via alle danze. C’erano le leggiadre sempre invitate e qualche bruttarella in…tappezzeria. I riflettori non potevano non soffermarsi sulle sfortunatelle datate, in cerca di marito. E qui erano le brave mamme a dimenarsi, invitando le figliole a lanciarsi nei valzer più…. appassionati. Il dopo ballo raramente vedeva apprezzabili risultati. Quasi sempre le lacrime della delusione: “Non ti scoraggiare, gioia mia, alla prossima volta andrà meglio”.
Nella sala biliardo, le palle volteggiano tra carambole euclidee, tradizionali italiane e superbe goriziane. Le palle giravano ma sempre meno di quelle dei non ammessi al panno verde che dovevano guardare da dietro i vetri il diletto dei “civili”.

Diario_Notturno_Il_Casinò_di_Compagnia_003Non è finita qui. Il Circolo era anche il regno delle ‘nciurie. Nobili o non nobili, ad ognuno spettava la sua.
Immaginate un palcoscenico, certo non del San Carlo. Vi faccio sfilare i signori nomignoli, almeno quelli che ricordo.
U CIULLU — Nomen omen. Scendeva dalla strada del campanile. Prima si vedeva il suo collo di tacchino e poi il resto che non era certo…. più gradevole. Odiava il povero Moro e quando sentiva pronunciare il suo nome, di scatto replicava: mori. Un gentile pensiero! Certo u ciullu, bisogna dirlo, non poteva prevedere quello che sarebbe successo dopo tanti anni.
U PASTACCHIU— Qui il mio conflitto d’interessi è fortissimo, ma debbo farmi forza. Era un leone con le parole ma un agnello con chi chiedeva il suo aiuto. Voce tonante, grande cuoco e grande mangiatore. Specializzato nell’apprezzare il bel culo delle signore e nel mandare affanculo chi non era fascista come lui.
CULU ALLEGRU — Mai soprannome fu più azzeccato. Quando dopo le …fatiche del Casino, si avviava verso il suo palazzo, i nobili glutei, prima un pò inceppati per lo sforzo, si esibivano in un delizioso ondeggiante e ritmico sommovimento. Oilà, la chucaracha del barone.
MACCHINETTA —- Chioma bianchissima ed arruffata. Guai ad avvicinarsi a lui. Stava in agguato sul marciapiedi del Circolo. Il primo malcapitato era investito da un tale diluvio di chiacchiere che non gli restava, appena liberatosi, che il ricorso ad un’intera scatola di analgesici.
U CURNUTU — Basta la ‘nciuria. Lui solo non sapeva (o faceva finta) del perché lo sopranominassero così.
GUALLIRA—- Era un modestissimo pensatore, ex grand commis di Stato. Era il supplente del barometro. Bel tempo o brutto tempo? Il suo….strumento dava risposte precisissime.
OCCHI I BOZZA —- Professore emerito di matematica. Aveva troppo sforzato la vista su triangoli e logaritmi.
U BICCHINU— Nullafacente e cattolicissimo. Neppure d’estate abbandonava l’abito nero di velluto. Appena appariva, tutti i coglioni della zona erano in preda al terrore. Nella toccata collettiva, ci scappava qualche pressione in più ed erano…dolori.
U CACCIADURI — Un dirigentone ministeriale. Veniva da Roma per le vacanze. Trenta gradi all’ombra, ma lui non poteva esimersi dall’esibizione di cartuccera, giubbotto ad hoc e stivaloni di pelle. E non… sudava. Quando si dice la passione ed il divertissement di uccidere qualche… stronzo di coniglio.
Sono stanco e faccio scendere il sipario. Mi auguro che il teatrino sia stato di vostro gradimento.

Ora quando passo davanti all’ex Casino, vedo tanti anziani che chiacchierano dentro e fuori l’antica palazzina. Organizzano feste, gite e leggono nella biblioteca voluta dal Comune.
Se debbo dire la verità, tutta la verità, questi “civili” mi stanno molto più simpatici. Nonostante il conflitto d’interessi….
Buona fortuna e buon divertimento ai nuovi abitanti del Circolo.

 

 

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Diego Sergio Anzà

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