DIARIO NOTTURNO – ALTRO CHE DIVERSA MUSICA….STELLARE ( di Diego Sergio Anza’)

DIARIO NOTTURNO – ALTRO CHE DIVERSA MUSICA….STELLARE ( di Diego Sergio Anza’)

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In politica Il populismo è la risposta più facile a problemi complessi. Una risposta che inesorabilmente s’infrange con la fattualità e che si disvela per quella che è: mera propaganda e tentativo, più o meno consapevole, d’ingannare i cittadini.

Il populismo nasce soprattutto nei momenti di grave crisi etica, istituzionale, economica e sociale, quando l’intellighenzia di un Paese diventa non più credibile perché incapace di una strategia di sviluppo e di rinascita e quando non è più in grado di offrire esempi di trasparenza e di integrità morale. Le colpe del populismo sono quindi le stesse di chi ne causa l’origine.
Per una nazione come la nostra, particolarmente votata all’antipolitica fino alle estreme conseguenze (Fascismo), questa banalizzazione della complessità contiene elementi pericolosi per la tenuta della democrazia e delle libertà civili. La demagogia s’incista nelle coscienze e tutto viene demandato al primo predicatore di turno, che nessuna voce avrebbe se i rappresentanti delle Istituzioni non avessero miseramente tradito il mandato ricevuto.
Avanza così l’Armata Brancaleone dei populisti. Negli Usa Trump, in Gran Bretagna Farage, in Francia Le Pen, in Germania Petry, in Italia Salvini e Grillo.
Nell’attuale contingenza storica, una linfa vitale quanto velenosa, viene poi offerta dall’emergenza profughi, contrabbandata per invasione planetaria delle nostre case. Una paura indotta e devastante. Cinicamente cavalcata.
Il populismo si tinge pure di xenofobia, di odio e di razzismo. In questo intruglio micidiale, finiscono al macero le pagine di cultura umanistica, d’illumismo sociale, di liberalismo gobettiano, di solidarismo cristiano-socialista e di grandi conquiste operaie. Si polverizzano gli archetipi della civiltà.
Semplicistica quindi la posizione di Chomsky quando afferma che “populismo significa appellarsi alla popolazione e farla diventare partecipe e non spettatrice”. La sua tesi può forse avere una valenza negli Stati Uniti, patria delle lobby e dove i candidati sono partoriti dai boss dell’economia e della finanza. Non in Europa che, pur nel processo antropologico di americanizzazione, la cultura politica si poggia su colonne secolari di partecipazione attiva ai meccanismi della Res pubblica. Da Pericle, alla Magna Carta, alla Rivoluzione francese, alle gloriose battaglie contro i totalitarismi del Novecento, alla nascita delle Repubbliche e delle organizzazioni sindacali. Proprio quelle colonne che i populismi vorrebbero sbriciolare.

 

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Ma anche sul piano prettamente pragmatico, l’antipolitica militante si è dimostrata un flop.
Una cosa è amministrare, un’altra blaterare. Pensiamo ai nuovi….Raggi su Roma. Altro che diversa musica pentastellata! La giunta comunale grillina affoga nei vizi della vecchia politica. E soprattutto nelle menzogne della paleopolitica. Faide tra correnti interne, “strane” dimissioni, mancata trasparenza, assessori indagati prima di cominciare. ASSESSORI SPONSORIZZATI DALLO STUDIO PREVITI. Manifesta incapacità di porre le basi per il governo della città eterna.
Direte: ma quelli che li hanno preceduti erano migliori? E gli attuali professionisti della politica (Renzi ed i suoi boy scouts compresi) sono più affidabili? No di certo. Nella maggior parte dei casi sono anche peggiori. Ma il populismo non è la soluzione. È solo una risposta banale ed antistorica. Nei Paesi democratici come il nostro, la soluzione c’è: si trova tutta nelle mani dei cittadini, nella cabina elettorale. Il giorno in cui, finalmente, si smetterà di demandare….

 

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Diego Sergio Anza’

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