DIARIO NOTTURNO – Anche Colapesce è stanco ( di Diego Sergio Anza’)

DIARIO NOTTURNO – Anche Colapesce è stanco ( di Diego Sergio Anza’)

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Si sentono urla disperate dal fondo del mare. L’eroico marinaio non ce la fa più a sostenere la terza, già crepata, colonna su cui si regge la Sicilia. Colapesce è proprio esausto. Manda messaggi disperati. Sta per mollare la presa. Il peso dell’Isola dei Miti, ad ogni estate quasi si raddoppia. Una compassionevole acciughina è andata a sbirciare a pelo d’acqua e gli ha spiegato tutto. “Rassegnati Colapesce, non sono aumentati gli abitanti, non ci sono nuovi splendidi palazzi, non ci sono nuovi grandi giardini, non c’è il trotto di cavalli arabi invasori, non è aumentata l’occupazione; c’è soltanto una montagna di monnezza ogni giorno più alta. Ecco perché le tue braccia si son fatte così dolenti”. Ora io non so se Colapesce, data anche la sua secolare vecchiaia, riuscirà a resistere. Sento inquietanti scricchiolii. Perché non è tanto il peso dei rifiuti che potrebbe far cedere il sub di Federico II, è un carico ben più grande: quello della dabbenaggine, dell’insipienza e dell’incapacità degli amministratori pubblici. I siciliani abbozzano, Colapesce ha le ossa rotte. Ancora ieri rimpallo di responsabilità tra Regione ed Enti locali. Ed il monumento ai miasmi giganteggia in tutto il suo….splendore. Strade trasformate in discariche, piazze costellate di…opere di natura morta, anzi putrida. Una profumata cannonata nel cuore del turismo. Così il settore più importante per l’economia isolana, assieme all’agricoltura ed ai beni storici, viene stritolato nel momento clou della sua vita stagionale. Incredibile! Non ci sono parole adeguate per esprimere lo sdegno nei confronti di un vero e proprio sadomasochismo politico e burocratico. Basta però con questa croce di Crocetti e simili. Tanto non vedono, non sentono e soprattutto non capiscono. In questa calda ed eterna bonaccia di rassegnazione e di menefreghismo, un pensierino vorrei rivolgere anche a noi meticciati siculi. Quelli dei Palazzi sono i compagni fedelissimi dell’idiozia, ma noi non brilliamo certo in senso civico e nella cultura della convivenza. Con i rifiuti poi, abbiamo sempre un comportamento davvero…esemplare. Dentro le nostre case, maniaci dell’igiene e della pulizia. Fuori, in quella che consideriamo la terra di nessuno e che è invece la terra di tutti noi, sporchi, cattivi ed incivili. Finiamo di fumare? Cicca via, dove capita. Asciughiamo il nasino al pargolo? Fazzoletti via, dove capita. Non ci piace il gelato? Pitturiamo un muro. Non il nostro, ovviamente. Quello di tutti. Sozzoni a gogò.

Il concerto del nostro “civismo” raggiunge poi il vero acme nei fine settimana. Dopo il classico picnic, su spiagge e colli verdi è possibile ammirare, lasciato a perpetuo riposo, un campionario di plastica multiforme, resti di ovetti sodi, corpi farinacei più o meno conditi, bucce multicolori, dolcetti non graditi e qualche callozzetto di sasizza schifato. E tanto per non far mancare nulla, dopo la siesta un tappetino di agonizzanti preservativi. Igiene e pulizia sono servite! Quei signori delle poltrone innalzano la montagna e noi gli diamo una mano, aggiungendo il nostro materiale puzzolente. Colapesce, rassegnati.

 

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