SAN PIERO PATTI – Identità:  patrimonio culturale da valorizzare  ( di Anastasio Majolino)

SAN PIERO PATTI – Identità:  patrimonio culturale da valorizzare  ( di Anastasio Majolino)

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E’ una singolarità culturale viziata da evidente incongruenza, quella che da qualche  tempo ci è dato osservare nel cyberspazio di Internet. Si tratta di certi discorsi saccenti sull’identità, che  non sono sostenuti da spiegazioni sui significati sottesi all’entità simbolica e complessa che questa parola sta ad indicare. Per di più, sulla base di concetti poco chiari, si prospettano programmi di sviluppo socio-economico-territoriali ambiziosi, che appaiono pertanto inappropriati e alquanto confusi. Per cui viene da chiedersi: ma quanti sanno veramente di che parlano, trattando di identità (collettivo-territoriale)? Da quel che appare, veramente non debbono essere tanti; anche perché, trattandosi di una realtà psico-sociale sfuggente, che ha carattere relazionale, dinamico, evolutivo, quindi storico (risultante di un processo sociale complesso), non è facile da penetrare e da tradurre in fatti concreti. D’altra parte, essendo di fronte ad una entità da cui dipende la qualità del modo di vivere comunitario – l’identità collettiva, sotto l’aspetto antropologico, coincide con l’identità culturale – si capisce bene quanto da essa dipenda il buon funzionamento del contesto socio-politico-economico-territoriale.

Ora, al fine di entrare più addentro nelle pieghe del discorso, in modo da comprenderlo meglio, giova considerare alcuni punti basilari della questione. A questo scopo, è utile richiamare quel luogo incantevole, stupendamente adagiato sulle pendici dei Nebrodi, che è San Piero Patti – di cui ho già detto – che rappresenta un modello valido cui riferirmi per la compattezza della sua conformazione, per i confini ben definiti e la ricchezza del suo patrimonio identitario (compresa la sua meravigliosa posizione paesaggistica). Un patrimonio, però, che mostra qualche ingiustificata zona d’ombra:  alcuni suoi stupendi e antichi “pezzi” architettonici, tra i più rappresentativi della sua storia, infatti, appaiono alquanto “oscurati”, in quanto inspiegabilmente lasciati sommersi nella trascuratezza dell’abbandono

Sotto questo profilo, va subito messo in rilievo che riferendoci ad un luogo ben caratterizzato, in cui il prezioso retaggio di antichità è così forte da avere peso preponderante nella sua vita attuale, non ci si può esimere dal considerare l’importanza che riveste il passato, ricco di tante testimonianze, su cui l’identità  si fonda. Perché è sui valori sia spaziali (confini territoriali, luoghi-simbolo e aggregativi), sia temporali (memoria storica legata a significati ed eventi fondamentali comuni) di cui l’immaginario collettivo è costituito, che l’identità collettiva ha le sue radici inalienabili. Tutti fattori caratterizzanti, dunque, che sono investiti di senso evocativo, in cui si condensano le immagini di un passato ricco di ricordi significanti, e da cui una collettività trae memoria storica,  tradizioni,  vissuti e peculiarità che la contraddistinguono. In sintesi, tutto quanto rappresenta la sua identità culturale: modalità del vivere comune, conoscenze, costumi, abitudini, religiosità, arti, miti, riti, produzioni locali, politiche di governo, ed altro; identità costituita anche da tutti quegli spazi fisici, varie architetture, luoghi simbolo dell’anima, fra cui chiese, conventi, monumenti, ecc., che  danno l’impronta distintiva di un dato luogo e della spiritualità della sua gente. Un patrimonio di beni materiali e immateriali da cui viene tratto il senso di appartenenza condivisa, definita come “Noi”, che contraddistingue una collettività, e di cui ci si sente orgogliosi.

Ma essere fieri della propria appartenenza comunitaria, come lo sono, eccome, i “sampietrini”, comporta soprattutto prendere atto che è necessario preservare e mantenere saldo il proprio patrimonio identitario; che bisogna farlo riemergere dalle zone di “oscurità”, tutelarlo, valorizzarlo a beneficio culturale di tutti, perché è da questo atteggiamento che dipende la forza propulsiva di una comunità: quella da cui i suoi abitanti possono trarre motivo per essere veramente orgogliosi. Per di più, c’è da valutare che un paese così significativo per l’insieme dei valori identitari universali che rappresenta, non può non essere considerato un patrimonio comune, verso cui tutti, insieme ai suoi abitanti, non ci si può non sentire compartecipi e anche responsabili; specialmente se lo si inquadra – quale valido modello nodale – in un contesto territoriale allargato di grande valenza turistica, nell’ambito di una importante progettualità condivisa, quindi unificante e promettente.

 

 

Anastasio Majolino

 

 

 

 

 

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