RACCUJA – Raccuja “inedita”: Il monastero di San Nicolò del Fico raccontato da Carmelo La Mancusa

RACCUJA – Raccuja “inedita”: Il monastero di San Nicolò del Fico raccontato da Carmelo La Mancusa

 

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Mercoledì 24 agosto presso il Castello Branciforte di Raccuja, è stato presentato il nuovo lavoro del Prof. Carmelo La Mancusa “Il Monastero di San Nicolò del Fico di Raccuja”.

A moderare l’incontro è stato, in qualità di presidente dell’Associazione Culturale “Amici di Nicolò Serpetro”, il Prof. Antonino La Mancusa, il cui spessore, la sobrietà e l’umorismo, hanno catturato la platea che per l’intera durata dell’incontro ha prestato attenzione e attiva partecipazione.

Il compito di entrare nel cuore, sviscerando alcune pagine e illustrando ai presenti un’analisi con le relative considerazioni sul testo, è spettato al Prof. Nunziato Adornetto.

Presente al tavolo dei lavori il Sindaco Francesca Salpietro Damiano, che nel porgere i saluti di rito a nome dell’Amministrazione comunale, non si è esentata dall’esprimere solidarietà alle popolazioni del centro Italia gravemente colpite dal disastro sismico verificatosi in queste ore.

«Raccuja è sempre più bella», ha esordito il presidente degli “Amici” del Serpetro, che nel rievocare il ricordo del compianto Presidente onorario e socio fondatore del circolo, l’insigne Prof. Santi Lo Giudice, fautore della pubblicazione del celebre volume  “Il mercato delle meraviglie” scritto nel 1653 dal filosofo di Raccuja, ha definito lo studio di Carmelo La Mancusa «patrimonio storico e archeologico» per l’intero paese.

Lo stesso Sindaco Salpietro ha evidenziato con orgoglio l’importante ruolo culturale svolto dagli Amici di Nicolò Serpetro, incitando l’autore a continuare la sua attività di ricerca.

E questa volta l’oggetto in questione è “Il monastero di San Nicolò del Fico di Raccuja”.

A mettere a fuoco con passaggi concisi e puntuali la valenza storico letteraria del libro è stato il Prof. Nunziato Adornetto, che intervenuto all’incontro per onorare l’instancabile studioso, a lui legato da un rapporto di affettuosa amicizia, si è rivolto allo scrittore come a «un grande narratore dei personaggi illustri del nostro piccolo paese». “Atto d’amore” per Raccuja: così è stato definito dal Prof. Adornetto questo prezioso vademecum storico dedicato dall’autore “Al paese di Raccuja”. Gettando luce su un particolare momento della storia del piccolo centro nebroideo, il lavoro, corredato da una quantità considerevole di fonti documentarie, si articola principalmente in 5 capitoli.

In apertura, vengono passate in rassegna tre importanti figure: il lungimirante gran conte Ruggero con la sua politica dell’integrazione, aperta alla multiculturalità; la reggente Adelaide o Adelasia, personaggio estremamente affascinante, moglie del conte Ruggero, donna consapevole della sue capacità di governo che volle svolgere un ruolo politico e sociale di primo piano; Ruggero II, che si rivelò un governatore saggio e rigoroso, allargò il suo potere in modo da trasformare la sua contea in Regno di Sicilia. Nel secondo capitolo, che delinea gli aspetti del Monachesimo basiliano dall’oriente all’occidente, vengono riportati i capisaldi della vita cenobitica, le Regole così denominate dai discepoli di Basilio Magno.

Queste contestualizzazioni storiche meglio connotano le tesi scientifiche proposte nel testo. «Il convento di San Nicolò aveva una consistenza patrimoniale notevole. Possedeva un immenso territorio confinante con Ucria, Ficarra, Floresta, aveva diritti sulla tonnara di Oliveri, i monaci avevano i diritti feudali di amministrare la giustizia entro quei territori. Potere economico e potere politico considerevoli dunque». Non è mancata un’analisi dello stile: «il Prof. La Mancusa oltre a essere uno storico è un letterato che sa padroneggiare punteggiatura e grammatica, conferendo alla prosa chiarezza e fluidità, caratteristiche assai rare».

«Una miniera di notizie e informazioni inedite», il frutto dell’attività dello storico secondo il parere del Prof. Adornetto: «auguro che la ricerca continui, così da regalarci gioielli di storia e letteratura». A conclusione del suo intervento, il relatore ha mosso un invito accorato al Sindaco affinché non venga meno l’impegno nella salvaguardia della cultura, con borse di studio per i giovani, soprattutto i tesisti, “cosicché Raccuja possa avere altri Carmelo la Mancusa”.

 

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Ultimo ad intervenire è stato proprio l’autore: «Non è stato facile portare a compimento questo libro, reperire le fonti legate al periodo. Le mie ricerche mi hanno portato a ipotizzare che la costruzione del convento risalga al periodo della dominazione bizantina sull’isola. Il privilegio concesso a San Nicolò de Ficu era scritto in greco». Discostandosi dunque dalla consueta tendenza a far risalire l’edificio all’epoca medioevale, ha poi continuato: « Il monastero esisteva già prima che Ruggero iniziasse a strappare l’isola ai saraceni. Semmai a lui si deve una ripresa».

Raccuja potrebbe celare (e rivelare) molto più di quanto finora emerso dalle indagini di cronaca per mano degli storici. L’intuizione che ha guidato il Prof. Carmelo La Mancusa in questa ricerca, potrebbe rappresentare la via da percorrere per immergersi a ritroso nel passato di cui sono intrise le contrade e i sentieri del borgo,  al fine di incastonarlo così in una storia molto più importante e antica di quella conosciuta.

Erano molti gli ex alunni e gli amici presenti in sala ad applaudire lo scrittore. Conferendo un’impronta educativa e esortativa all’incontro, il Prof. Carmelo La Mancusa ha poi concluso: «Ho dedicato il mio libro al paese di Raccuja con lo scopo di far ritornare nella mente di ognuno di noi la memoria del passato. Dimenticare le nostre radici significa condurre una vita senza riferimenti».

Ringraziamenti particolari sono stati estesi a Giuseppe Barone, al sindaco e all’amministrazione, al Prof. Adornetto e al Prof. Nino La Mancusa, e infine al pubblico, per aver colto l’occasione di crescita e partecipato a un momento in cui a trionfare sono stati l’amore per la cultura e l’attaccamento alle proprie radici, elementi fondamentali per la conservazione delle tradizioni e la crescita dell’intera comunità.

Elena Favazzo

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