Ormai da un po’ di giorni non riesco più ad affacciarmi dal balcone. Il professor Giovanni Gorgone, mio dirimpettaio, mi guarda con occhi severi e delusi. Mancano solo cinque mesi alle elezioni amministrative e vuol sapere i nomi dei candidati, almeno di quelli probabili. Quale marmo gelido, quale pioggia e freddino di dicembre! Lui è caldissimo, s’infervora e dice: “Il nostro paese continua ad essere in una crisi profonda. Gli abitanti sono scesi a meno di tremila. Commercio, artigianato, agricoltura e turismo languono. Prosegue l’emigrazione dei giovani. Si vive in una sorta di rassegnazione. Possibile che nessuno senta il dovere di predisporre una terapia per questo ammalato già molto grave? Cosa aspettano i candidati ad uscire allo scoperto? A discutere con i cittadini un programma, una strategia? Non vorrei che, more solito, tutto si svolgesse nel chiuso di riunioni segretissime per cercare di fregarsi a vicenda.
Non è più tempo di queste squallide pantomime. Non è più tempo di divisioni e risse per accaparrarsi un posto a Santo Pietro. Non è più tempo di vecchia politica. Se c’è soprattutto qualche giovane di buona volontà, si faccia avanti, si dichiari. Non si schermisca dietro il classico e comodo “tanto non cambia niente”. Perché, invece, può e deve cambiare questo sciatto modo di considerare la res pubblica. La politica è una categoria nobile, la pratica della mera critica è facile e misera. Bisogna pensare ed agire per il bene dell’antica Petra.
Io ho inventato l’emiciclo universitario. I probabili candidati riuniscano tutti i paesani in un simbolico emiciclo ed insieme elaborino un programma per ridare vita a San Piero che ha tante potenzialità inespresse. Nessuno continui a farsi complice di questa ignavia”.
Così ha parlato il professore. Se qualcuno vuole rispondergli…
Diego Sergio Anza’
