DIARIO NOTTURNO – Scheletri di Veleno ( di Diego Sergio Anzà)

DIARIO NOTTURNO – Scheletri di Veleno ( di Diego Sergio Anzà)

È una terra di nessuno. Qualche ginestra si vergogna di mostrare i suoi fiori morti. Qualche albero di ulivo chiede a Minerva di rapirlo. Anche i cardi hanno spine di linfa secca. Non ha più profumo la zagara di sparuti aranci. Fili d’erba tramortita spuntano da sterili solchi lunari. Cani infelici e gatti di passo mesto odorano la desolazione e vanno via. Qualche coniglio è una saetta verso il verde lontano.

È una terra di nessuno. È un villaggio senza vita, chiamato ASBESTO. Si trova a meno di 3 chilometri da San Piero Patti, in contrada Sardella. La famigerata e mai realizzata porcilaia. L’Area ex Asi costituita da decine di capannoni abbandonati da trent’anni e divenuti enormi e mostruosi scheletri di veleno. Piedi, pance e spalle di cemento, le teste di amianto. Teste avvolte da fibre di asbesto. Pronte ad ammorbare l’aria, pronte a cavalcare il primo vento per giungere, spietate, nelle case vicine agli scheletri velenosi. Pronte a trasformarsi in ospiti immondi nei bronchi e nei polmoni di bambini, donne e uomini. Perché le microscopiche particelle di amianto si polverizzano, si mimetizzano. Possono diventare invisibili ruscelli di sofferenza e di morte.diario_notturno_Porcilaia_002
Nel 1986 sono stati stanziati 22 miliardi di soldi pubblici. Doveva nascere un polo agro-alimentare in grado di creare sviluppo economico e lavoro per molti. Una balla colossale. Una criminale scusa della Politica criminale, per soddisfare le sue voraci fauci. Miliardi in piccola parte utilizzati per costruire gli scheletri, e giustificare quindi il finanziamento, e poi finiti nelle tasche maleodoranti dei soliti noti, rimasti sempre ignoti. Neppure il diritto dei proprietari dei terreni espropriati è stato rispettato. Per anni questi piccoli e dimenticati possidenti, hanno dovuto sudare sette camicie per avere uno straccio di risarcimento. E alcuni ancora aspettano!
Al danno si è unito il doppio terribile danno. Quei tetti di eternit rimasti in eterno in quel posto, pronti a seminare piaghe incurabili. Ed anche la spudoratezza. Tecnici (?) chiamati dalle Istituzioni locali per verificare lo stato delle coperture di amianto, avrebbero affermato che tutto era in regola, che non c’erano pericoli. Schifosa bugia. Ho visto con i miei occhi onduline sbrecciate e sacchi aperti, colmi di veleno e abbandonati dopo un ridicolo e parziale tentativo di bonifica.
Da tempo il Consorzio Asi è stato sciolto. Al lamento infinito dei residenti accerchiati dai capannoni, dovrebbe rispondere la Regione. Campa cavallo. Anzi passano gli anni ed il cavallo… muore. Nessuno ha avuto neppure il senso di responsabilità di mettere cartelloni con la scritta: NON AVVICINARSI, ZONA PERICOLOSA.
Il capo di Palazzo d’Orlèans si chiama Croce(tta). Ma la croce è ancora lì, sulle spalle di tanta gente assediata dal Villaggio chiamato ASBESTO.
Tutta questa storia è avvolta da una grave colpevole irragionevolezza. Anche quegli scheletri non vogliono più subire l’onta della luce. Chiedono di essere sepolti. Subito.

 

diego_sergio_anza_loghino_firma_002Diego Sergio Anza

Evidenza x